Attorniata ad ovest dai monti Monarco, Crocino e Rho, con i monti Orsa e Sant'Elia a farle da sfondo ad est, a mezza strada tra il capoluogo di provincia, Varese, a sud e il lago di Lugano che delimita il confine con la Svizzera a nord, Arcisate, come documentano numerosissime testimonianze, ha origini assai antiche e ha sempre rivestito un ruolo politico, sociale, culturale e religioso rilevante nella Valceresio. Di probabile origine celtica, come documentano accurati studi filologici sul nome, è sicuramente certo che Arcisate esisteva già all'epoca romana, come risulta dal rinvenimento di tombe, lapidi, monete e oggetti, che attestano l'insediamento romano nel nostro territorio.
Monumenti artistici di grande interesse, quali il Battistero, la Basilica e lo stesso Lazzaretto, testimoniano un passato di indubbio valore storico, animato dalla laboriosità e dalla fede che hanno contraddistinto da sempre la popolazione arcisatese.
Il battistero di Arcisate, intitolato a San Giovanni Battista, collocato nel primitivo nucleo del paese, a nord della chiesa di San Vittore rappresenta il più antico battistero esistente della Provincia di Varese. L’impianto dell’edificio si presenta esternamente come un prisma ottagonale con arcate cieche nella muratura, una per lato, mentre all’interno si alternano delle nicchie semicircolare e rettangolare. Attualmente, il lato orientale, e parzialmente quelli S/E e N/E, risultano obliterati da un'abside settecentesca e da due vani annessi, mentre le pareti, prive di intonaco, mostrano il paramento murario originario in pietrame; le murature di chiusura degli archi, che si aprivano sulle nicchie, sono invece in mattoni refrattari. In alto nella muratura si aprono sette finestre, una per lato, l'ottava, quella orientale, si apre nel vano absidale ed è stata ricostruita durante i lavori di restauro del 1936-38, L’ingresso al battistero avviene attraverso un'ampia porta dopo aver sceso quattro gradini che hanno per parapetto i resti delle murature della nicchia occidentale. Il vano centrale, cilindrico, termina nella parte superiore con una volta ad arco ribassato; nelle pareti, totalmente intonacate, sono evidenziati gli antichi accessi alle nicchie mediante una leggera rientranza della muratura di tamponamento. Ad oriente, nell'alta ed ampia abside settecentesca, sono conservati, fino all'altezza di 1,60 circa, i muri perimetrali della nicchia originale.
Originariamente la Basilica d'Arcisate estendeva la sua giurisdizione sulle chiese di Viggiù, Induno, Bisuschio, Cuasso, Ligurno, Cazzone, Clivio, Besano, Porto, Saltrio, Brenno, Brusimpiano e Ganna; quest'ultima località fu resa indipendente il 2 novembre del 1095 dal vescovo Arnolfo III.
La Chiesa di San Francesco di Paola sorge sulle alture del paese, in località “Lazzaretto”, così chiamata perché anticamente destinata al ricovero degli arcisatesi colpiti da malattie contagiose, in particolar modo la peste. L’edificio odierno risale ai primi decenni del XVIII secolo. Venne completato per volontà del prevosto don Pietro Antonio Alemagna per adempiere un antico voto della popolazione arcisatese, e consacrato nel 1738. Lo stesso prevosto Alemagna donò le reliquie del santo calabrese a cui era particolarmente devoto. L’edificio è una costruzione semplice, con campaniletto a vela. L’interno è un florilegio del barocchetto lombardo: sulle pareti, all’interno di elaborate cornici, sono dipinte alcune scene della vita di San Francesco da Paola, mentre il soffitto mostra eleganti illusioni architettoniche. La pala d’altare settecentesca rappresenta la Madonna della Cintura, circondata da San Rocco e San Gregorio Magno, intercedenti per le anime purganti.
Si giunge alla chiesa del Lazzaretto dal centro storico percorrendo la Via Crucis, costeggiata da cappelle ornate con scene in bassorilievo.
Arcisate è costituita dalle frazioni di Brenno Useria e Velmaio.
Il nome di Arcisate è di incerta derivazione, ricorrono infatti diverse interpretazioni.
L'etimologia celtica di Arcisate la si può individuare nella sua posizione geografica nei confronti del monte Monarco, dal celtico Man Arc, ossia monte Arco. Si può pensare che i pochi abitanti del minuscolo villaggio che raccolse i primi arcisatesi, indicassero la loro località (ate) come un luogo posto sotto (is) l'Arco (Arc) cioè dicessero per nominarla Arc-is-ate.
Da Is-Arc (sotto l'Arco) pare non sia difficile derivare il nome degli isarci, il popolo che secondo Plinio abitò queste plaghe.
Questo richiamo storico offre al Bonaventura una nuova etimologia di Arcisate: Arx Isarcorum, rocca degli Isarci, tesi avallata anche dal Soriani. Altri studiosi vorrebbero far derivare il nome di Arcisate da Ara Caesaris, ara o altare di Cesare. Altri ancora da Arx Isaurorum, nome di una legione di soldati spedita durante la guerra gotica (535-540) nelle nostre terre, per difenderle dalle invasioni dei Bergognoni.
Una etimologia che possiamo definire di produzione locale, fa derivare Arcisate da Arx gypsaria, ossia rocca del gesso o della calce di cui Arcisate fu sempre molto ricca.
Il nome di Brenno deriva dal celtico "bren" che significa luogo boscoso, quale doveva essere appunto la contrada a quei tempi. Il nome di Useria che fino alla seconda metà dell'800 indicava una località vicina ma diversa, venne unito a quello di Brenno nel 1859, quando la circoscrizione della nuova parrocchia incorporò anche il santuario d'Useria.
Nelle antiche torbiere, tutt'intorno al paese, furono rinvenuti reperti archeologici dell'età della pietra e del bronzo, testimonianza dei primitivi insediamenti umani; la tradizione poi fa di Brenno il capoluogo di tribù celtiche e la zona in cui Caio Mario (156-86 a.C.) stabilì i suoi accampamenti durante la guerra coi Cimbri.
Lo stazionamento dei romani in questa terra è provata da documenti archeologici risalenti ai primi decenni dell'impero.
Anche Velmaio è di etimologia incerta, molti la derivano da Valle di Mario (Caio Mario), che presumibilmente ospitò le sue legioni; oppure da Velma (= melma), luogo paludoso. L'importanza del ruolo svolto da Arcisate nel contesto sociale dell'intera Valle ed oltre, e attestata da iscrizioni cristiane risalenti al III-IV secolo d.C., mentre documenti di periodi successivi fanno conoscere come già allora Arcisate costituisse un importante centro sulla via che da Milano conduceva verso i paesi d'oltre Alpe.
Col tempo, Arcisate ricoprì anche una rilevante importanza militare e religiosa, in quanto fu di sicuro uno dei numerosi villaggi con funzioni di capo di un gruppo di essi, così come si organizzavano le comunità dell'epoca longobarda. Ulteriore conferma di ciò è la designazione di Arcisate, intorno al XII secolo, a capo-pievania, comprendente già allora Bisuschio, Clivio, Induno. Ligurno e Brusimpiano, ai quali si aggiunsero due secoli dopo, Brenno ed altri paesi della valle, ed a feudo e marchesato, governati da nobili famiglie dell'epoca, quali gli Arcimboldi, i Visconti e i Litta, sino al XVIII secolo.
Ad evidenziare ulteriormente il ruolo svolto da Arcisate in tutta la Valle si deve anche ricordare che già intorno al 1700 e sino agli inizi del 1900, fu sede di Pretura, e successivamente della Stazione dei Carabinieri tuttora esistente. Rimasta sino agli inizi del XX secolo alle dipendenze amministrative di Como, Arcisate passò definitivamente nel 1927 sotto la provincia di Varese.
All'inizio del secolo scorso la popolazione di Arcisate contava circa 1700 persone, per raddoppiarsi intorno agli anni '50.
La vicinanza al confine svizzero e la conseguente possibilità di lavoro all'estero facilitò negli anni l'insediamento di moltissimi altri individui, caratterizzando ancor più da un punto di vista lavorativo, lo stile di vita della popolazione, che per anni era rimasta prevalentemente dedita all'artigianato locale, alla coltivazione della terra, alla lavorazione del marmo e alla produzione della calce, che veniva estratta dalle cave sui fianchi dei Monti Crocino e Useria, e trattata sino agli anni '70 nelle fornaci, di cui di ancora si può osservare qualche fatiscente struttura.
Nel volgere di pochi anni, a partire dalla metà del 1800, Arcisate, con le frazioni di Brenno Useria e di Velmaio, si è progressivamente estesa come territorio ed è accresciuta come popolazione, impegnando Amministrazioni che si sono succedute al governo del paese, nella realizzazione di quelle opere pubbliche e nell'assicurare quei servizi sociali che hanno consentito di qualificare maggiormente la condizione di vita degli abitanti.
In breve tempo, inoltre, si è osservato un crescente fiorire di piccole e medie industrie che hanno in tal modo rinnovato l'economia e migliorato le fonti della ricchezza di Arcisate, facendone un importante centro industriale dell'intera valle.
Tutto ciò ha permesso ad Arcisate di conservare un ruolo di preminenza in rapporto agli altri paesi, divenendo tra l'altro sede di importanti servizi pubblici come l' A.S.L. e la Comunità Montana della Valceresio.